A proposito di rating sociale
Già dal 2014, in Occidente si è incominciato a parlare del sistema di “rating sociale” adottato in Cina. Di che si tratta? In base alle proprie attività sui social network, alla cronologia di navigazione, alla regolarità nei pagamenti delle bollette, dell’affitto, del mutuo, alle eventuali condanne e così via, l’utente potrebbe ritrovarsi in una classifica di discriminazione che dividerebbe le persone in buoni o cattivi. In Cina sono già coinvolte circa 8 milioni di persone, anche se l’adesione al progetto di rating sociale sarebbe al momento volontaria.
In Occidente, anche in Italia, sono in atto da tempo operazioni di tracciamento delle abitudini degli utenti online, ma dal mese di Maggio il rating sociale potrebbe coinvolgere in modo importante la popolazione occidentale. Infatti, come annunciato dal sito della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, dall’1 Maggio, il governo potrebbe intervenire sugli utenti “cattivi”, cioè sulle persone che non godono di una buona reputazione social, di navigazione e di regolarità nei pagamenti. I primi provvedimenti punitivi si limiterebbero al divieto di viaggiare su treni e aerei per un periodo di dodici mesi, ad esempio, per chi è stato più volte multato o colto privo di biglietto o per comportamenti antisociali su aeromobili. La medesima sanzione riguarderebbe anche cittadini che hanno divulgato false informazioni sul terrorismo, ma il timore è che si vada oltre, punendo per esempio l’utenza online che si lamenta, legittimamente, dei frequenti ritardi dei treni. Il governo comunque incoraggia all’adesione del progetto di social rating in quanto porterebbe anche molti vantaggi nel caso si appartenesse alla categoria dei “buoni”. Questa utenza avrebbe punteggi alti che consentirebbero agevolazioni su mutui e prestiti, sulla ricerca di lavoro, alloggio eccetera; si tratterebbe di una proposta basata sulla meritocrazia.
In Cina comunque, gli agenti di polizia possono usare occhiali capaci di riconoscimento facciale che consentono immediato accesso alle informazioni della persona in oggetto (rating sociale compreso). La rete si fa sempre più pressante e asfissiante in modo concreto. Il sistema si organizza in modo da lasciare un’apparente sterminato spazio all’utente, ma a patto che quest’ultimo si comporti come è stabilito che debba comportarsi: bene. Chi rispetta le regole definite a monte ha diritto alla carota, chi si comporta male per qualsiasi ragione, merita il bastone. La vita di ogni persona però è fatta di stelle e anche di stalle.
In questo modo ci si sente forse in prigione, oppure su un palcoscenico a recitare ininterrottamente, senza soluzione di continuità. Si tratterebbe di vivere nella paura di “sgarrare”, sorridendo felici per pubblicare selfie vincenti, quando magari disagi enormi ci affliggono in un sistema che non ci tutela ma ci controlla.
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